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Vinnie aka Sid, lo stallone mancato

Lena è in calore. Il suo primo e ultimo calore, visto che l’aspetta la sterilizzazione.
E Vinnie sta a metà tra il “Ma che davero?” e il “Non so che cosa fare”.

E se Tato era soprannominato Amleto per quel suo meditare su ogni cosa prima di farla, Vinnie da oggi sarà Sid, lo stallone mancato dell’Era glaciale.

La cosa funziona così: lei si aggira per casa vocalizzando e furfureggiando, lui la tampina tra l’adorante e l’incuriosito finché lei si sdraia panciallaria e lo guarda, in attesa.
Lui, seduto, guarda me. Poi lei. Poi ancora me.
Lei si spazientisce, si alza e gli dà qualche testatina.

Lui le dà un bacetto di incoraggiamento. Lei raccoglie e replica: “Frrrrmiao”.
Lui persiste coi bacetti.
Lei si accuccia e alza la coda. E lo guarda.

Lui guarda me “E ora?”
Io mi spazientisco: “Vinnie, daje su!”

Poi, miracolo, forse capisce.
Le va sopra. Ma rimane in piedi. E mi guarda: “Sì bravo, così va bene. Forza”
Lei si accomoda meglio e sculetta, alzando la coda.
Lui fa per accucciarsi. Poi ci ripensa, anzi no, si distrae: ha visto una mosca. E le corre dietro.

A me viene il nervo.
A Lena pure. Mi guarda con espressione infastidita: “Che faccio?”
La guardo: “Eh, Lena, è tonto, imbranato ed è pure castrato. Non so cosa dirti…”

Lui, nel frattempo, ha deciso che la mosca non era così interessante (sottotitolo: non è riuscito a prenderla) e mi salta in braccio, mi punta il mento e mi dà testate su testate: “Vinnie pirla, non a me, vai da lei”.

Lei però da vera principessa, non tollera l’offesa e, infurentita, corre via.
Poco dopo sento rumore di qualcosa che cade a terra e si rompe. Vado a vedere e dico addio a un bruciatore in ceramica di moccoli.
E sono solo le 8 di domenica mattina.
Sarà una lunga giornata.

 

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